Primavera in Biblioteca: 1° reading letterario a Nughedu Santa Vittoria domenica 8 aprile, ore 18.00

Il primo reading letterario della manifestazione “Primavera in Biblioteca” si terrà a Nughedu Santa Vittoria domenica 8 aprile alle ore 18.00.

Vindice Lecis presenterà il suo romanzo “Hospiton”, accompagnato da Eliano Cau.

La più amata Teresa Ciabatti

Mi chiamo Teresa Ciabatti, ho quarantaquattro anni e non trovo pace. Voglio scoprire perché sono questo tipo di adulto, deve esserci un’origine, ricordo, collego. Deve essere successo qualcosa. Qualcuno mi ha fatto del male. Ricordo, collego, invento. Cosa ha generato questa donna incompiuta?
“Mi chiamo Teresa Ciabatti, ho quattro anni, e sono la figlia, la gioia, l’orgoglio, l’amore del Professore.” Il Professore – un inchino in segno di gratitudine e rispetto – è Lorenzo Ciabatti, primario dell’ospedale di Orbetello. Lo è diventato presto, dopo un tirocinio in America, rinunciando a incarichi più prestigiosi, perché è pieno di talento ma modesto, un benefattore, qualcuno dice, un santo. Tutti lo amano, tutti lo temono, e Teresa è la sua figlia adorata. È lei la bambina speciale che fa il bagno nella smisurata piscina della villa al Pozzarello, che costruisce un castello d’oro per le sue Barbie coi 23 lingotti trovati in uno dei cassetti del padre. Teresa: l’unica a cui il Professore consente di indossare l’anello con lo zaffiro da cui non si separa mai. L’anello dell’Università Americana, dice lui. L’anello del potere, bisbigliano alcuni – medici, infermieri e gente del paese: il Professore è un uomo potente. Teresa che dall’infanzia scivola nell’adolescenza, e si rende conto che la benevolenza che il mondo le riserva è un effetto collaterale del servilismo nei confronti del padre. La bambina bella e coccolata è diventata una ragazzina fiera e arrogante, indisponente e disarmante. Ingrassa, piange, è irascibile, manipolatrice, è totalmente impreparata alla vita. Chi è Lorenzo Ciabatti? Il medico benefattore che ama i poveri o un uomo calcolatore, violento? Un potente che forse ha avuto un ruolo in alcuni degli eventi più bui della storia recente? Ormai adulta, Teresa decide di scoprirlo, e si ritrova immersa nel liquido amniotico dolce e velenoso che la sua infanzia è stata: domande mai fatte, risposte evasive. Tutto, nei racconti famigliari, è riadattato, trasformato. E questa stessa contrarietà della verità a mostrare un solo volto Teresa la ritrova quando si mette a scrivere, ossessivamente prova a capire, ad aggrapparsi a un bandolo e risalire alle risposte. Esagerazione, mitomania, oppure semplici constatazioni? Con una scrittura densa, nervosa, lacerante, che affonda nella materia incandescente del vissuto e la restituisce con autenticità illuminandone gli aspetti più ambigui, Teresa Ciabatti ricostruisce la storia di una famiglia e, con essa, le vicende di un’intera epoca. Un’autofiction sincera, feroce, perturbante, che nasce dall’urgenza di fare i conti con un’infanzia felice bruscamente interrotta.

Non potho reposare. Il canto d’amore della Sardegna

Sabato 17 febbraio, ore 17.00  –  presso il Salone di Corrale a Neoneli

“A Diosa” o “Non potho reposare”, come è meglio conosciuta oggi, è la canzone d’amore più amata dai sardi. Composta da Giuseppe Rachel su un testo di Salvatore Sini, nella sua storia ormai secolare è stata interpretata da musicisti popolari e d’ambito colto, cori polifonici, rockers, cantanti d’opera e jazzisti, che hanno realizzato decine di versioni diverse fra loro e ricche di fascino. Tra le più celebri quelle dei cori nuoresi, di Maria Carta e di Andrea Parodi, grazie alle quali “Non potho reposare” è stata apprezzata anche al di fuori dei confini regionali. Il volume presenta i risultati della ricerca condotta nell’arco di due anni da Marco Lutzu.